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venerdì 21 ottobre 2011

Tameshiwari (sull'importanza del colpire)

  
“Il tameshiwari – si deve dire chiaramente – è solo una piccola parte del karate. Si deve allenare non per fare spettacolo, ma per allenare la forza vitale. Facendolo ci si accorge che spesso un colpo apparentemente potente non ha rotto la tavola, mentre un altro colpo che sembrava meno forte ha avuto successo. Ci si chiede perché e si comincia a capire l’importanza del ki, o energia spirituale"   (Hirokazu Kanazawa)

domenica 16 ottobre 2011

Ti Ascolto: Vivere nel presente

Ti Ascolto: Vivere nel presente: Non avere un ego da proteggere. Non dover più dimostrare niente né a se stesso né agli altri. Fare il proprio lavoro, anche quando r...

venerdì 14 ottobre 2011

"Il rapporto allievo-Maestro"




Il maestro Zen Taiten Guareschi, che ha così definito il rapporto maestro-allievo:

"...Vorrei fornirti un'altra immagine.. Immagina la capacità di vedere un orizzonte. Innanzitutto la capacità di vedere un orizzonte, perché essa fonda la relazione tra maestro e allievo. Guardando questo orizzonte, uno è un po' più avanti dell'altro, e pur tuttavia sono entrambi molto lontani. Ma sono sempre li a guardare quell'orizzonte, è sempre steso davanti a loro. Da questo punto di vista, il maestro è giusto un po' più avanti. Questo non gli impedisce di essere di fianco al discepolo, anzi, spesso un po' dietro. Il riferimento dell'orizzonte è fondamentale, altrimenti l'insegnante diventa un appiglio, e non c'è orizzonte, né per l'uno né per l'altro."

lunedì 3 ottobre 2011

Karate do passione vitale



Io e il karate . Una passione mai sazia. Lui nutre il mio spirito quando mi sento giù e riesce ad abbassare il volume dei miei pensieri più molesti. Esalta la mia gioia e quando è necessario,la mia, a volte troppa esuberanza. Condivisione costante, nella continua ricerca di un equilibrio tra il sentire e il fare. Attendiamo il momento della pratica quotidiana; un’ora, due ore , a volte quando il tempo ci è tiranno, anche mezz’ora . L’importante è esserci, quotidianamente esserci, non mancare all’appuntamento. Respirare e muoversi lentamente, ma con vigore, accelerare fino a sentire il cuore che batte in testa e pensare di non farcela, quindi zittire quel pensiero dirigendosi al centro, dove esiste la quiete nella tempesta.

domenica 2 ottobre 2011

Kata e intenzione



Quando mi alleno in realtà non mi alleno, io infilo una tecnica dopo l’altra nel beccuccio e la succhio come una caramella, come se sorseggiassi a lungo un bicchierino di liquore, finché quella sequenza  in me si scioglie come alcool, si infiltra dentro di me così a lungo che mi sta non soltanto nel cuore e nel cervello, ma mi cola per le vene fino alle radici dei capillari. (parafrasando Bohumil Hrabal)